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lunedì 28 marzo 2011

Ripresa

Da mesi non scrivo sul blog.
Poi ... così ... quando meno te lo aspetti, le cose cambiano.
Sabato sera ricevo una telefonata, ore 22.30 da un mio amico. L'ultima volta ci siamo visti e sentiti quasi 10 anni fa. Lui non aveva 18 anni ed era nel gruppo di adolescenti che seguivo.
Molte cose cambiano nella vita, altre rimango inalterate. Le amicizie riaprono finestre su giardini mai dimenticati, forse talora lasciati senza manutenzione.
Chissà, magari qualcuno legge questo blog e come il mio amico sente la mancanza, dopo tanto delle mie parole.
In questi tempi, parlare sembra essere l'unica attività praticabile. Maggiormente è vano e vago l'argomento e più si è contenti, apprezzati, citati. Come gli aforismi di qualche noto scrittore. Poche parole che segnano, ma poche, giusto per pungere.
Con tutte le parole che si dicono, forse varrebbe la pena di rischiare qualcosa di più, provare a dire qualcosa di sensato, organicamente strutturato. Ma questo pone il problema del senso e, di conseguenza il piano del discorso si sposta su un livello di discussione che per stasera è meglio non esplorare.
Stasera voglio parlare del miracolo della primavera nel vaso sul mio blacone.
Il giacinto, pur dentro un vaso, pur su un balcone esposto a nord, pur tra mille difficoltà oggi è fiorito.
Il cielo grigio scoraggia gli uomini, anche se non sono meteoropatici, l'ambiente riesce spesso a condizionarci oltre misura. Invece il giacinto ha deciso di fiorire, oggi.
Che impertinenza! Avrebbe potuto farlo domani, o dopodomani, con il sole?
Mi piace pensare che è stato chiamato per nome in un giorno come tanti, un giorno grigio.
E' compito del giacinto colorare la giornata.
Pensiamo ai pesci degli abissi. In un buio perenne si fanno luce da soli, o meglio tentano di dare loro luce d'intorno.
Così anche il giacinto, non tiene per se il suo profumo, lo sparge intorno. Un sacrificio di soave odore quello di fiorire senza la luce del sole.
Grazie, piccolo fiore.