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sabato 30 ottobre 2010

Si parte con il canto

Domani canteremo la prima messa usando tutti i canti dal Graduale Triplex...
Dove? Chiesa della SS.ma Annunziata in Bologna, alle ore 19.00
Maggiori informazioni su www.prickle.eu/forum

giovedì 28 ottobre 2010

Mutazioni automobilistiche

Oggi pomeriggio ho fatto un giro in macchina, motivi di lavoro.
L'orario lontano da quello classico del traffico di inizio e fine giornata mi rendeva sereno e perfettamente in grado di affrontare i 50' che mi separavano dal mio aspirante cliente.
Ma quando gli uomini (e le donne) si mettono al volante, tutto cambia.
Mi accorgo di quanto sia diversa la percezione della natura, del tempo, dell'educazione, della fretta, dell'essere uomo dentro o fuori la scatola di metallo su quattro ruote.
Sembra quasi di rivivere la vecchia barzelletta che recitava: quanto è lungo un quarto d'ora? dipende da quale parte del bagno ti trovi!
Così è per l'automobile.
Messici al volante, diventiamo fameliche belve in cerca della vittima, sempre pronti a manifestare il nostro essere forti, aggressivi, virili.
Anche le donne non sono immuni a questa drammatica mutazione.
Ma veniamo ai fatti: me ne andavo bel bello per le colline bolognesi quando una signora alla guida di una utilitaria cerca di battere il record di guida adesiva. Mi è rimasta per parecchi chilometri a pochi centimetri dal paraurti.
Perché?
Poteva forse spingermi?
La sua fretta era tale da giustificare un incidente così probabile che è stato davvero un miracolo che non si sia verificato?
Non so.
Ritengo che, semplicemente, quando siamo al volante ci trasformiamo.
E questo mi fa molta paura.
In quali altre occasioni ci trasformiamo in ben altri mostri?
Quanti "mostri" albergano nei nostri cuori?

mercoledì 27 ottobre 2010

Obbedienza e schiavitù

Oggi non ho pranzato.
No, non preoccupatevi, sto bene, non ho nessun malessere.
Né tantomeno la mia religione mi ha chiesto il digiuno per la giornata odierna.
Forse un idolo, un idolo di carta dai colori sgargianti e smeraldini ha solleticato il mio stoico senso del dovere e mi sono prostrato.
Quest'idolo ha un nome nobilitato dalle moderne lingue ma che tradisce subito la sua etimologia.
Quest'idolo si chiama lavoro.
Lavoro deriva da una parola latina che indica il dolore, la sofferenza e, se non ne siamo convinti a sufficienza, non serve cercare su wikipedia, basta pensare alla sua traduzione in francese "travaille" oppure a come viene definito nei vari dialetti, soprattutto del meridione.
Ma l'idolo è in realtà di cartapesta, vuoto per giunta. Da molteplici fori fuoriescono aromi cangianti, ora dolci ora amari e attraenti psichedeliche luci.
Un demone si aggira al suo interno, prendendosi l'onere di dargli questa illusoria vita e, così facendo, cattura le nostre attenzioni e le nostre energie.
Questo demone è molto antico ed ha molti nomi.
Oggi ne porta uno nuovo di zecca: euro
Usato per anni come innocuo prefisso, oggi precede i nostri sforzi, le nostre giornate di lavoro, promettendosi a noi verso la fine del mese.
Ma un demone non ha padrone, la sua mefistofelica presenza su questo piano di esistenza segue un preciso scopo a noi ignoto.
Rimane nelle nostre mani giusto il tempo per passare nelle nostre tasche, nei nostri conti correnti, nella plastica fluidità dei bit che circolano nei cervelli elettronici.
Poi l'oblio dei debiti, delle spese, delle necessità ... ed ecco che il demone è di nuovo libero, ancora una volta lontano da noi a farci cenno di lavorare per lui.
Nell'attuale crisi, sebbene riusciamo a vedere un po' meglio l'imbroglio perpetrato nei nostri confronti, sebbene riusciamo a sentire ogni goccia di sudore trasformarsi alchemicamente in champagne per una ristretta casta di individui fannulloni quando non nocivi ... malgrado tutto questo ... siamo sempre di più suoi schiavi.
La paura di perdere il lavoro è oggi una verga dolorosissima, in grado di incutere maggiore paura e soggezione che non la frusta del latifondista cotoniere ottocentesco.
Oggi non ho pranzato.
Il mio tempo è passato a guardare un computer. Ho cercato di fargli compiere la copia di un file, lui non mi autorizzava, l'ho spento e lui stizzito mi ha avvisato di un aggiornamento. Dopo novanta minuti è ripartito, ma ha di nuovo imposto la sua volontà celata dietro un fantomatico privilegio a me negato.
Parlerò successivamente dei computer, degli euro, dei nuovi schiavi ...
Ora guardo il sole filtrare attaverso le veneziane fino ad arrivare sul gatto che, infastidito, cerca un nuovo posto per dormire.
Ora penso e mi sento libero!

Si parte!!!

Benvenuti, cari lettori del mio blog.
Cosa leggerete in "bivirga"?
Siccome sono convinto che gli antichi avevano ragione nel dire nome omen cerco di spiegare perché questo blog è stato così chiamato.
Bivirga è un neuma utilizzato nel canto gregoriano. E' un neuma che riporta ad una stabilità cercata seppur nella fluidità e restituita tramite la ripercussione.
E' un neuma che rappresenta abbastanza la nostra condizione.
In questi tempi, nei quali la realtà appare sfocata per la velocità con cui ci passa davanti, nei quali noi stessi fatichiamo a riconoscerci in cui tutto appare fluido non possiamo certo appellarci ad una stabilità senza prima farne esperienza.
L'impatto potrebbe risultare difficile da accettare, ecco perché può essere conveniente avvicinarci con cautela, effettuare un approccio dolce, ripercuotendo i nostri pensieri, le nostre considerazioni.
Nel delicato dissolversi dei suoni superflui, quando solo la dominante rimane di sentinella ... ecco: possiamo affrontare il viaggio, lanciando il cuore oltre l'ostacolo.
Ma le alte pretese sono mediate dal nostro quotidiano vivere.
Proviamo a partire, proviamo a lanciarci in questa sfida ... proviamo a pensare il presente alla luce del passato per riuscire a guardare avanti, molto avanti!

A presto