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martedì 16 novembre 2010

la Picciònatra

Ho appena finito di leggere un delizioso libro: "La picciònatra" di Marco Dore.
Il diario postumo di un genitore di bambini alle prese con la scuola primaria mi ha aperto le porte su un mondo che, non avendo figli, ignoravo.
Essendo la mia personale conoscenza della scuola dell'obbligo (si chiama ancora così?) ristretta solo alla memoria, mi sono accorto di aver  cristallizzato il ricordo della scuola elementare laddove, in realtà, tante cose sono cambiate dagli anni della mia frequentazione.
Chissà se vale ancora quanto Tomasi di Lampedusa afferma nel Gattopardo in ordine al cambiamento che nasconde l'immobilismo cronico di un camaleontico sistema che, nel tentativo di autoproteggersi, cambia nome per sfuggire ad ogni controllo.
Mi viene in mente il ritornello di "Ruby Tuesday" dei Rolling Stones ... ma non divaghiamo.
La picciònatra, dopo aver spiegato ai non addetti ai lavori i neologismi introdotti nelle scuole per definire luoghi e ruoli, ripercorre in maniera non esaustiva ma precisa nei contorni e significativa negli esempi lo stupore che coglie un genitore nei primi (ma anche nei successivi) passi scolastici dei propri figli.
Il Dore effettua una selezione di ricordi e, per poter essere oggettivo, cita casi eclatanti di disorganizzazione e di diseducazione (nel senso di errata trasmissione delle conoscenze) ma riporta anche pareri positivi su altri episodi dove invece professionalità e buonsenso emergono, anche nella scuola.
Tra le materie di insegnamento che hanno suscitato maggiore interesse (e sconforto) nell'autore spicca la matematica. Questo non ci deve meravigliare, chi di noi non ricorda le difficoltà incontrate nelle tabelline o nelle divisioni a due cifre, la prova del nove ... ricordi che si mescolano al mito!
Ma anche geografia, italiano, lingue straniere ... un po' tutte le materie non possono passare inosservate ai genitori attenti all'educazione dei propri piccini.
Oggi tutto è cambiato, nuovi metodi di insegnamento incontrano ancor più nuove difficoltà di apprendimento e questo scontro presta il fianco agli affondi di chi, dopo aver sudato le proprie conoscenze, si confronta con il nuovo corso didattico nel ruolo di genitore.
Emergono alcuni interrogativi:
- il nuovo modo di porre il rapporto alunno-maestro/a risponde alle istanze attuali di richiesta formativa dei bambini/adolescenti/ragazzi/genitori?
- i bambini/adolescenti/ragazzi/genitori come reagiscono di fronte ai nuovi metodi adottati dai maestri/e?
- lo scopo della scuola di oggi è l'insegnamento?
L'ultimo interrogativo è particolarmente scottante, soprattutto se esaminiamo con attenzione i ragazzi, il loro mondo, i loro comportamenti, la loro quotidianità ed i fatti di cronaca che li riguardano.
E' possibile fare un confronto tra le generazioni passate e quelle future?
E noi? Che ruolo giochiamo in questa partita?
Siamo genitori speranzosi o professionisti? Maestri coscenziosi o irresponsabili, interessati più al proprio privilegio e stipendio che alla formazione delle nuove generazioni?
L'ultimo capitolo cerca di tratteggiare il maestro del futuro sull'esperienza di quello del passato, perché l'avanzamento della civiltà procede dalle esperienze fatte da chi ci ha preceduto.
Detta in altri termini è questa l'ermeneutica della continuità, tanto cara a papa Ratzinger.
Ma questa è un'altra storia!

1 commento:

  1. Grazie, grazie, grazie.
    Come "autore" ti ringrazio per avermi dato spazio con belle parole ma più ancora per aver apertamente preso parte a quel misterioso - in quanto imprevedibile sebbene previsto - dialogo che ogni scrivente (sic!) intavola con il lettore e con i lettori.
    Come lettore ti ringrazio per avermi attirato a leggere riflessioni che generano ripercussioni. Sappiamo bene come nel Canto Gregoriano la repercussio sia elemento tecnico fondamentale e di non facile esecuzione, se poi la esegesi moderna ci porta ad intenderla più come pulsatio che come repercussio... ci avviciniamo ancor più al cuore.
    Da ultimo, ti ringrazio per la quieta amicizia che stai generando.

    Marco

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